Da Barletta all’Accademia delle Belle Arti di Ravenna e poi a Cerreto Guidi, in provincia di Firenze, dove ha finalmente coronato il sogno di aprire insieme alla compagna (Elena Prosperi) la sua prima Bottega di Mosaico. La storia che vi raccontiamo è quella del barlettano Michele Ignazio Dibari, classe 1989, oggi affermato e appassionato mosaicista. Dopo il diploma presso il liceo scientifico “Cafiero” si è laureato all’Accademia di Belle Arti di Foggia, per poi frequentare il biennio specialistico di alta formazione in Mosaico presso l’Accademia di Belle Arti di Ravenna. In questi anni si è perfezionato sempre più nell’Arte del mosaico, arricchendo le sue conoscenze e affinando la propria tecnica.

Durante questi anni ha partecipato alle mostre collettive “Sinergie Musive” e “Magica Materia”, che si tengono rispettivamente nella Biblioteca Classense e nella Chiesa di Sant’Eufemia, Domus dei tappeti di pietra, entrambe nella città di Ravenna. Tra 2013 e 2014 ha partecipato all’esposizione collettiva delle opere finaliste del prestigioso “Premio Internazionale Limen Arte 2013”, nel Palazzo Comunale “E. Gagliardi” di Vibo Valentia. Nello stesso ha vissuto un’esperienza davvero unica: realizzare un grande mosaico murale nella città di Sancti Spiritus a Cuba.

Questa grande opportunità ha permesso di far circolare il suo nome a livello internazionale tant’è che nel luglio 2015 ha eseguito il restauro delle sculture della mosaicista Haidi Melano, presso Saint Paul de Vence, in Francia. È stato poi selezionato tra i finalisti del concorso internazionale GAeM presso il Mar (museo d’arte della città di Ravenna) mentre continuava a perfezionare la sua tecnica con un tirocinio formativo presso la bottega di Arte Orafa del Maestro Stefano Alinari. Nella primavera del 2016 ha partecipato all’importante concorso Gioielloinarte: “La Roma del Bernini”, tenutosi presso l’Università e Nobil Collegio degli Orefici, a Roma.

Il mosaico ha una storia molto antica e affascinante. Nasce già nel 3000 a.C. più a fini pratici che estetici: frammenti di vari materiali, infatti, venivano utilizzati per ricoprire e proteggere i muri o i pavimenti in terra battuta. Successivamente, allo scopo di rendere impermeabile la pavimentazione, vengono affinate sia le tecniche che i materiali. Le prime testimonianze di un mosaico a tessere a Roma si datano attorno alla fine del III secolo a.C. Con l’espanzione della Grecia e in Egitto si svilupperà l’interesse per il mosaico dal punto di vista estetico. Anche in questo caso col passare del tempo si affinano le tecniche, ma anche i soggetti, che passano da semplici motivi geometrici o vegetazione stilizzata a rappresentazioni complesse, come quelle di temi cristiani.

La tradizione del mosaico continua nel periodo bizantino, raggiungendo livelli di raffinatezza e bellezza stupefacenti. Nell’arte romanica il mosaico viene momentaneamente abbandonato per una questione sostanzialmente economica e gli viene preferito l’affresco, mentre nel Rinascimento e in età Barocca esso diventa direttamente subordinato all’architettura e alla pittura. Il Novecento è, invece, il secolo della rinascita del mosaico grazie alle nuove forme d’arte che ne hanno sfruttato la possibilità della scansione cromatica. Il centro del mosaico contemporaneo in Italia è Ravenna.

In un Paese in cui le discipline umanistiche e artistiche sono in crisi, nonostante le sue origini antiche e la sua bellezza, quella del mosaico è oggi una strada poco battuta nella quale in pochi riescono a distinguersi e a realizzarsi grazie ad impegno, passione e dedizione. Michele Dibari ha gentilmente accettato di raccontarci la sua esperienza e rispondere ad alcune domande per i lettori di Barletta News.

Dal liceo scientifico all’Accademia delle Belle Arti. Come è nata la passione per il mosaico e la voglia di approfondirne gli studi?

Da bambino mi regalarono un kit per il mosaico e io pensai  “E che me ne faccio?”. Quella scatolina non l’ho mai aperta, non sapendo che sarei diventato un mosaicista nel futuro! Fin da bambino mi piaceva tutto ciò che era lavoro manuale, stavo ore da solo in casa o in campagna a giocare o ad armeggiare con qualsiasi cosa mi capitasse, e mi piaceva da matti! Ho conosciuto il mosaico durante il secondo anno di accademia, grazie anche ad una professoressa con cui ho legato molto. Il mio primo mosaico è stato una semplice rappresentazione di Cleopatra composta da più di 30.000 tessere di vetro. Quando la mia professoressa ha visto il disegno iniziale ha detto “E’ un casino da fare, ma tu sei pazzo, ci puoi riuscire!”… e così ho cominciato. Stare seduto e realizzare un mosaico o lavorare l’argento su cui applico i micro mosaici mi fa stare bene!

Quella del mestiere del mosaicista è una strada poco battuta, difficile e che richiede molta pazienza. Quanto è stato importante il sostegno della tua famiglia durante questo percorso?

I miei mi hanno sempre sostenuto. In famiglia crediamo che se ti fai il “mazzo” puoi riuscire in qualsiasi lavoro! Basta capire qual è quello giusto per te. Penso che trovare la cosa che ti piace fare (e avere soprattutto i mezzi per poterlo fare) è una delle cose più importanti che ti può capitare. Io mi sento continuamente in debito con la vita e per questo do sempre il massimo quando lavoro. Cerco di restituire un pezzo di quello che ho avuto di bello dalla vita.

Dopo anni di studio e sacrifici hai finalmente realizzato il sogno di aprire una bottega di mosaico nei pressi di Firenze insieme alla tua compagna Elena. Qual è il tuo prossimo obiettivo?

Il mosaico esiste da diverse migliaia di anni, qualcuno deve sempre continuare a farlo. Il mio obiettivo è di riuscire a realizzare tutto quello che posso! Far crescere la nostra attività il più possibile. È importante cominciare a rivolgersi al mercato estero. È indispensabile per lavori come questo. Per quanto riguarda il mosaico ho sempre puntato sulla tecnica e sul diventare il più preciso e veloce possibile, a discapito del significato profondo dell’opera, o di quello che voglio trasmettere alla gente. O meglio, questo è quello che voglio trasmettere alla gente! Dare qualcosa di bello,  farlo con semplicità e nel miglior modo possibile. Secondo me ora abbiamo bisogno di semplicità.

Il mosaico ha una storia ricca e affascinante. A quali artisti ti ispiri mentre lavori e quali generi preferisci?

Sono rimasto sempre affascinato dagli artisti del passato, ma sinceramente provo una profonda ammirazione verso qualsiasi persona che fa qualsiasi cosa (dall’idolo famoso al semplice maestro artigiano conosciuto per caso) e che si distingue dalla massa per il suo talento.

Da anni ormai vivi lontano dalla tua città, spostandoti tra Ravenna, Firenze e altri comuni italiani per portare a temine dei lavori e partecipare a importanti mostre. Hai dovuto abbandonare Barletta (come fanno in molti) per seguire i tuoi sogni e realizzare i tuoi progetti. Che legami hai oggi con la Città della Disfida?

Quando sono andato via da Barletta ero felice di fare nuove esperienze. A vent’anni spesso si è critici nei confronti della propria città e della propria gente. Questo vissuto è durato forse poche settimane. Da subito è cominciato a mancarmi tutto! Ora come ora penso solo alle cose belle della mia città, alla famiglia, alla gente e agli amici veri, che non ho trovato da nessun’altra parte. È importante però non dipendere mai completamente da questo. Se la vita ti dice che devi andare via, devi andare via. La propria terra e la gente con cui ti sei formato non si può dimenticare e rimane dentro il tuo carattere.

Quale deve essere, secondo te, la caratteristica fondamentale di un buon mosaicista?

Tutti quanti mi dicono: “Chissà quanta pazienza ci vuole!”. Non solo. La cosa più importante è la passione! La pazienza in altre cose la perdo in un attimo.

Cosa consiglieresti ai giovani che vorrebbero approcciarsi a questo mondo?

Ai giovani che vogliono approcciarsi a questo mestiere consiglierei solo di lavorare sodo e di cercare di capire la strada giusta da intraprendere. In altre parole, è uno sbaglio realizzare solo cose che piacciono a noi o che sentiamo proprie. Questo è bene farlo in parte, ma bisogna anche capire cosa vuole la gente e quello che realisticamente il mercato ti permette di fare in questo periodo. E di non chiudersi nel proprio mondo aspettando che la vita soddisfi le tue aspettative, ma di aprirsi e capire cosa vuole da te!